giovedì 24 giugno 2010
orfeo ed Euridice
Orfeo ,superato tutte le difficoltà, già tornava indietro, ed Euridice avanzava libera ,verso la luce, seguendolo a distanza così come aveva ordinato Proserpina, quando un’improvvisa pazzia, in realtà comprensibile se solo i Mani sapessero perdonare, travolse l’imprudente innamorato: si fermò, giunto quasi alla luce e,sconfitto dal sentimento,si voltò a guardare la sua Euridice. Così tutta la fatica fu sprecata e infranti i patti del crudele sovrano e per tre volte si sentì nelle paludi dell’Averno un frastuono.
Ella disse: “Quale pazzia, Orfeo, ci ha dispersi? Per la seconda volta lo spietato destino mi riporta indietro, e il sonno mi chiude gli occhi tremanti. Addio oramai: mi sento portare via, avvolta da una densa notte, non più tua, mentre ti allungo le mani impotenti.
Questo disse e come fumo che svanisce nell’aria tersa improvvisamente scomparve sfumando in direzione opposta senza più vederlo tentare di afferrarne l’ombra intenzionato a parlarle ancora; e il traghettatore dell’Orco non gli permise più di oltrepassare la palude. Che fare? Dove andare dopo aver perso la moglie una seconda volta? Con quale pianto commuovere gli dei, con quale voce intenerirli? Orami lei fredda, veniva trasportata via sulla barca dello Stige…
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